PIETRO PATTON

Senatore della Repubblica Italiana

Sicurezza

Ci sono due modi per parlare di politiche per la sicurezza: uno è quello di fare una riflessione seria e di proporre azioni concrete e adeguate; il secondo è quello di creare paure e di amplificarle. Il secondo è più semplice e, forse, più redditizio dal punto di vista elettorale. Però non porta da nessuna parte.

La sicurezza è un bene pubblico, che va tutelato e reso effettivo. È un bene in primordiale, se pensiamo che l'idea stessa dello Stato moderno nasce dall'esigenza di garantire la sicurezza dei propri cittadini. Sulle maniere per garantire la sicurezza, però, ciascuno di questi due modi porta a visioni distanti l'una dall'altra.
Una è quella che fa coincidere la sicurezza con l'ordine pubblico e con la risorsa penale; è un punto di vista legittimo che però ha alcuni limiti, uno in particolare: non funziona. O, più esattamente, non funziona sempre e necessariamente. Non funziona quando i problemi delle nostre città sono legati al disordine e, in genere, a comportamenti che non sono perseguibili penalmente.
Non funziona quando le carceri sono sovraffollate, gli organici delle forse di polizia sono ridotti e non si riesce a garantire la certezza della pena.
Non funziona quando pensiamo che un rischio costante per la nostra incolumità fisica è costituito dagli incidenti stradali, che sono la prima causa di mortalità per i giovani fino ai ventinove anni.
Non funziona quando ci troviamo di fronte alla più inaccettabile delle violenze: quella di genere, che si manifesta soprattutto nell'ambito familiare.

C'è, nelle nostre città, un problema di sicurezza? Certo che c'è. Ma dobbiamo essere capaci di chiamare le cose col loro nome – le parole disordine, allarme, pericolo hanno significati diversi e differenti manifestazioni – accettando che i problemi vanno affrontati, e possibilmente risolti, ma che non ci sono scorciatoie. La nostra idea di sicurezza non è muscolare, perché vuole allargare gli spazi di libertà, non certo fare promesse che si sa di non poter mantenere. 

Committente responsabile: Pietro Patton.